venerdì 24 gennaio 2014

Del dolore degli altri

Stai seguendo una booooring lesson di bioinformatica in medicine in sala computer

quando chi ti sta affianco dice : devo uscire. 

Esce di corsa,lascia tutto sul banco,cellulare in mano, con la speranza di dare meno nell’occhio.

Manca ormai poco alla fine della lezione.

Finisce, raccatto tutte le cose mie e sue ed esco.

 Mi fiondo alla fine del corridoio per vedere se è seduta sui divani , ma niente. Mi giro a destra, a sinistra e niente.

Faccio per chiamarla, poi mi giro dietro.

La vedo piangere, a dirotto. Mi dice di una perdita.

La abbraccio.  

A me il dolore degli altri pietrifica.  (In questo caso di una compagna di questa avventura.)
Mi sento inutile. Tutto mi sembra inutile,soprattutto il mio dolore (per le mie saghe mentali.)

Non so cosa dire per confortare. Nulla serve, nulla servirebbe, non cambia nulla.

Io al posto suo non vorrei nessuna intromissione.

E invece lei sembra rialzarsi.

A me il dolore degli altri, ammutolisce e irrigidisce. Mi inibisce.


Preferirei che quel dolore lo provassi io , piuttosto che altri. (Perchè che importa di me? Io ce la faccio in un modo  o nell'altro)

9 commenti:

  1. Io che sono i pelle, di corpo, di abbracci, di fronte al dolore perdo ogni sostanza

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  2. Una volta la pensavo come te mi impietrivo per il dolore degli altri, non sapevo cosa dire e non volevo dire nulla, avrei voluto essere di conforto ma l'unica cosa che ci mettevo era la presenza, ma la gente sembrava apprezzare questo mio esserci ed io non capivo.
    Poi il tempo passa le mie presenze ci sono sempre state per chi aveva bisogno e così il mio esserci e il mio silenzio aveva un senso per gli altri e poco alla volta lo ha avuto anche per me.
    Mi sono reso conto che in quelle circostanze sono come uno scoglio dove chiunque può aggrapparsi, uno scoglio che resiste frangendo le onde delle disgrazie e così come uno scoglio me ne sto li immobile e silenzioso in mezzo ai problemi della vita.

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  3. io se dico qualcosa di solito dico solo cose sbagliate......

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  4. io non so che dire in quei frangenti

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  5. A me il dolore degli altri impietrisce perché, vigliaccamente, lo ribalto su di me. Su quello che potrebbe accadere a me e che non saprei gestire nonostante tante belle parole scritte e pensate. Esorcizzo a chiacchiere ma poi non lo so. Che poi di cose brutte e perdite ne ho avute. Ma è sempre quella successiva che atterrisce. Mado' come so' fatto male...

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  6. Il dolore degli altri ci lascia sempre un po' spiazzati, ci fa sentire superflui, anche io, leggendo quello che hai scritto, ho avuto voglia di abbracciare la tua amica

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  7. Continuo a pensare alle citazioni di Catullo, che è sempre stato il mio preferito ever e non riesco a formulare nessun pensiero sensato.

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    1. E infatti, ho sbagliato anche il post da commentare. Sorry.
      Per quanto riguarda le perdite. beh, boh, in questo periodo sono l'ultima a poter parlare.

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  8. Le parole a poco servono in certi casi, ma la presenza sì. Se si parla in situazioni simili si finisce per dire banali frasi di circostanza. Un abbraccio e un "io ci sono" valgono molto di più.

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