giovedì 16 maggio 2013


CAPITOLO  1

                                                                      I PROF STRONZI

Al liceo di solito ne è solo uno, ed è quello che tutti temono, quello che attua “terrorismo psicologico”, quello la cui materia tutti (o quasi) studiano piu’ paura che per altro.

Prendi poi quel pezzo di carta con il quale pensi di aver raggiunto qualcosa e puntualmente non hai capito niente di come gira la giostra. C’è il miraggio dell’Università dove PUOI decidere tu quando fare gli esami ( ma chi l’ha messa in giro sta voce?), dove PUOI organizzarti tu lo studio (mmmm certo i soliti programmi mai rispettati). Che poi con la laurea hai piu’ possibilità di trovare lavoro….

Bella questa ve’?

Fatto sta che l’Università pullula di esemplari variegati di prof stronzi, c’è :

quello che poiché la sua materia è alquanto inutile, si accanisce a chiedere anche le postille delle slides

quello che “dipende da come sta con la testa, come si è svegliato la mattina”

quello che “basta che parli molto, vuole sentire la pappardella” ( meglio al sugo di cinghiale o in bianco con funghi porcini?)

quello che “ti fa delle domande che tu devi ragionarci capisci??? O.O” ( hem che ti aspettavi ? Mica frequenti la Facoltà di Scienze delle Merendine?? )

 

CAPITOLO 2

                                                    LE COMPAGNIE CHE SI DISFANO

Tutti ma proprio tutti hanno avuto una compagnia che, storica o meno, a un certo punto non si sa piu’ dove è andata a finire. O meglio lo si sa fin troppo bene.

C’è quella che è sparita perché si è fidanzata.

Quella che è sparita perché da quando è entrata a medicina, ha preferito l’èlite dei futuri medici.

Quello che era sempre lui a chiamare tutti per vedere sul da farsi e a un certo punto si è scocciato

Quelli che per misunderstanding stupidi non si sono mai chiariti al momento ed è iniziato lo sciopero della parola

E quei 2 o 3 che continuano a vedersi perché hanno qualcosa da dirsi (menomale)

 
 

CAPITOLO 3

 

                                               LE ASPETTATIVE NON SOFFRONO MAI DI VERTIGINI

Le lanci in alto come un razzo e quanto più in alto volano tanto più secco sarà lo schianto.

A pensarci bene aspettare è la cosa che faccio  più spesso.  Aspetto il treno, aspetto l’autobus, aspetto l'esito di una prova, aspetto sia pronto in tavola, aspetto l’orario “giusto” per chiamarlo perché forse starà facendo qualcosa di più importante, aspetto mi chiami, aspetto mi venga a prendere….e intanto aspetto di andare al funerale delle mie paranoie.

 E aspettare è la cosa che odio di più; eppure aspetto, mi  aspetto dagli altri cose che non vengono. Mai.

Dal prontuario “frasi fatte” apprendo che le cose più belle ti capitano quando meno te le aspetti. Eh! E io come faccio a non aspettarmi nulla?

Non credo di riuscirci. Almeno fin ad ora è stato così.

 

CAPITOLO  4

 

                                                       IO SONO COSI’ ( SE TI STA BENE, BENE ALTRIMENTI ALOA)

Io sono così , hai forse intenzione di cambiarmi?

E la mia risposta solita, che mentre la dico mi cresce un albero al posto del naso , è : Non ho mica questa presunzione.

Oddio che poi infondo non è che io voglia cambiarti, voglio che tu cambi per me. Brutta storia.

E questa frase : “io sono così” (tratto sempre dal prontuario precedentemente menzionato, che tra l’altro chissà quante copie ha venduto dalla notte dei tempi) io la trovo un alibi. E’ un limite che ti attribuisci, ti circoscrivi , ti etichetti. Buffo no? Tutti contro l’omologazione e l’etichettatura e tutti che come pesci cadiamo nella rete (intesa in questo senso anche come Internet) e apparteniamo o alla classe dei : “io sono caro e buono , ma quando poi mi vengono quei 5’ minuti”, “io sono  sensibile e nessuno potrà mai capirmi”, "io sono troppo buono, sono altruista , gli altri pensano solo ai loro interessi" ( beh a sto punto direi di rivalutare la cerchia di cui ti circondi), “io sono egocentrico e possesivo”, “io mi stanco subito”, “io voglio tutto e subito, parto sempre in 4 e poi mi stanco”. Mh che tristezza, ma veramente questo definirci ci rassicura?

Insomma dov’è finito quel panta rei?

Consiglio l’ascolto della canzone “Vecchi difetti”

Guardami cambiare forma dopo forma e ancora.
 
PS. buon ascolto

 

 

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