Stai seguendo una booooring lesson di bioinformatica in
medicine in sala computer
quando chi ti sta affianco dice : devo uscire.
Esce di corsa,lascia
tutto sul banco,cellulare in mano, con la speranza di dare meno nell’occhio.
Manca ormai poco alla fine della lezione.
Finisce, raccatto tutte le cose mie e sue ed esco.
Mi fiondo
alla fine del corridoio per vedere se è seduta sui divani , ma niente. Mi giro
a destra, a sinistra e niente.
Faccio per chiamarla, poi mi giro dietro.
La vedo piangere, a dirotto. Mi dice di una perdita.
La abbraccio.
A me il dolore degli altri pietrifica. (In questo caso di una compagna di questa
avventura.)
Mi sento inutile. Tutto mi sembra inutile,soprattutto il mio
dolore (per le mie saghe mentali.)
Non so cosa dire per confortare. Nulla serve, nulla
servirebbe, non cambia nulla.
Io al posto suo non vorrei nessuna intromissione.
E invece lei sembra rialzarsi.
A me il dolore degli altri, ammutolisce e irrigidisce. Mi
inibisce.
Preferirei che quel dolore lo provassi io , piuttosto che
altri. (Perchè che importa di me? Io ce la faccio in un modo o nell'altro)
Io che sono i pelle, di corpo, di abbracci, di fronte al dolore perdo ogni sostanza
RispondiEliminaUna volta la pensavo come te mi impietrivo per il dolore degli altri, non sapevo cosa dire e non volevo dire nulla, avrei voluto essere di conforto ma l'unica cosa che ci mettevo era la presenza, ma la gente sembrava apprezzare questo mio esserci ed io non capivo.
RispondiEliminaPoi il tempo passa le mie presenze ci sono sempre state per chi aveva bisogno e così il mio esserci e il mio silenzio aveva un senso per gli altri e poco alla volta lo ha avuto anche per me.
Mi sono reso conto che in quelle circostanze sono come uno scoglio dove chiunque può aggrapparsi, uno scoglio che resiste frangendo le onde delle disgrazie e così come uno scoglio me ne sto li immobile e silenzioso in mezzo ai problemi della vita.
io se dico qualcosa di solito dico solo cose sbagliate......
RispondiEliminaio non so che dire in quei frangenti
RispondiEliminaA me il dolore degli altri impietrisce perché, vigliaccamente, lo ribalto su di me. Su quello che potrebbe accadere a me e che non saprei gestire nonostante tante belle parole scritte e pensate. Esorcizzo a chiacchiere ma poi non lo so. Che poi di cose brutte e perdite ne ho avute. Ma è sempre quella successiva che atterrisce. Mado' come so' fatto male...
RispondiEliminaIl dolore degli altri ci lascia sempre un po' spiazzati, ci fa sentire superflui, anche io, leggendo quello che hai scritto, ho avuto voglia di abbracciare la tua amica
RispondiEliminaContinuo a pensare alle citazioni di Catullo, che è sempre stato il mio preferito ever e non riesco a formulare nessun pensiero sensato.
RispondiEliminaE infatti, ho sbagliato anche il post da commentare. Sorry.
EliminaPer quanto riguarda le perdite. beh, boh, in questo periodo sono l'ultima a poter parlare.
Le parole a poco servono in certi casi, ma la presenza sì. Se si parla in situazioni simili si finisce per dire banali frasi di circostanza. Un abbraccio e un "io ci sono" valgono molto di più.
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